Eccomi di nuovo a parlare di Vicenza: stavolta per il cibo.
In generale in Veneto si mangia bene e si beve ancor meglio. La tradizione culinaria ha radici profonde e ci sono chef, anche molto giovani, che danno lustro alla zona.
In due giorni ho potuto provare soltanto due ristoranti degni di nota, ma ve li racconto perché secondo me meritano entrambi, anche se per ragioni differenti.
Il primo è Bambuger, un nome spiritoso per un posticino originale dove già i colori del locale (verde, bianco e rosso) la dicono lunga sulla filosofia adottata. Si trova ai limiti del centro storico, in Contra’ Cantarane, 15, a pochi minuti a piedi da Piazza dei Signori (qui il loro sito). Lo slogan è “fatti a mano con amore” e seguono la filosofia del km zero rendendo l’hamburger, pietanza globalizzata per eccellenza, un prodotto di qualità con materie prime selezionate e legate al territorio.
L’ambiente è tranquillo e pulito, il menù presentato su alcune schede fotografiche, vengono proposte anche soluzioni vegetariane e vegane ed effettivamente la carne, le patate, il pane sono molto buoni e si sente che sono ingredienti freschi. Se non ricordo male preparano in casa anche le salse. L’apparecchiatura è tutta usa e getta, ma fatta con carta e cartone riciclati e riciclabili, sinceramente anche piuttosto divertenti a vedersi. Conto assolutamente nella norma e birra artigianale dal nome provocatorio!
Il secondo ristorante è la Trattoria Ponte delle Bele, nell’omonima Contra’ Ponte delle Bele 5 (qui il link al sito). Il ristorante si trova vicino Porta Castello, leggermente defilato dal centro ed è piuttosto facile trovare parcheggio nelle vicinanze. La piccola porta d’ingresso immette in un ambiente accogliente e tradizionale di ispirazione tirolese. Ci sono più salette, l’ultima con una graziosa nicchia nella pietra, tanto legno caldo, tovaglie a quadri bianchi e rossi, lampade in tessuto e tanti cuori di stoffa rossa appesi.
La gestione è familiare, accogliente e gentile e le specialità, oltre ai tradizionali bigoli e al baccalà, comprendono piatti più vicini alla cultura tirolese come i canederli con lo speck o il goulash di manzo. Alcune portate che consiglio: la dadolata di patate con grana trentino e tartufo, la polentina con formaggio fuso e porcini, i canederli con il sugo di goulash, le fettuccine con radicchio trevigiano e lardo di Colonnata e il filetto di manzo con il tartufo (quando è stagione).
La presentazione non è ricercata ma i sapori sono genuini e la qualità degli ingredienti molto buona; offrono una buona selezione di formaggi, sia vicentini che altoatesini, e un’ampia scelta di affettati tra cui un prosciutto di cervo superlativo. I dessert sono fatti in casa e non mancano né lo strudel di mele con uva fragola, né il semifreddo al mandorlato con cioccolato fuso. I prezzi sono del tutto onesti con antipasti e primi fra i 9 e i 10 euro e i secondi sui 12/13 euro.
Non ho potuto provare, ma nel centro storico ci sono belle caffetterie e locali divertenti per l’aperitivo.
Metto una nota in fondo per il pernottamento. Noi abbiamo soggiornato all’Hotel De La Ville, leggermente fuori dal centro (circa 10/15 minuti a piedi). E’ un hotel 4 stelle dotato di parcheggio gratuito, adatto più per turismo che per lavoro, con standard comunque adeguati. La hall è ampia, c’è la possibilità di fermarsi al bar per un caffè o un aperitivo e il ristorante interno è aperto per la cena. Le camere sono ampie e pulite e la colazione al mattino è soddisfacente con una buona selezione di prodotti, sia dolci che salati (qui il link al sito dell’hotel).