Fino ad oggi avevo conosciuto Vicenza poco e solo di passaggio: tra una trasferta di lavoro e l’altra avevo avuto una prima impressione di una città piacevole, a dimensione d’uomo e con un centro storico interessante.
Complice il ponte dell’Immacolata e la mostra “Van Gogh. Tra il grano e il cielo ” (aperta fino all’8 aprile 2018 presso la Basilica Palladiana), abbiamo deciso di trascorrere due giorni a Vicenza. Da Firenze si tratta di tre ore comode, quasi tutte in autostrada. La città è accogliente, il centro storico è raccolto, si gira bene a piedi e anche la zona circostante è ricca di punti di interesse.
Vicenza fa parte del Patrimonio Mondiale dell’Umanità in quanto espressione del genio di Andrea Palladio che con la sua opera ne fece punto di riferimento per l’architettura di molti Paesi europei. In effetti, quasi tutti i monumenti della città sono opera dell’architetto e il centro storico, attraversato da est a ovest dal Corso Andrea Palladio, è ricco di elaborati palazzi e facciate imponenti.
Oltre a consigliare la visita alla mostra di Van Gogh (finché c’è), ecco alcuni luoghi interessanti da vedere.
Proprio nel centro cittadino, a sud del corso, Piazza Dei Signori è il cuore nevralgico della città, punto d’incontro per turisti e cittadini. Su di essa si affacciano alcune delle opere di maggiore interesse. Arrivando da Piazza delle Biade, due colonne aprono la vista sulla piazza: quella del Leone di San Marco che risale al ‘400, eretta quando la città fu sottomessa alla Repubblica di Venezia, e la colonna del Cristo Redentore, risalente al ‘600 e costruita in onore della città.
Subito dopo, lo sguardo coglie l’imponente edificio della Basilica Palladiana e la Torre Bissara, alta 82 metri. Sulla destra si trovano il Palazzo del Monte di Pietà, la Chiesa di San Vincenzo e il Palazzo del Capitaniato. Quest’ultimo fu costruito nel ‘500 dal Palladio quale sede del capitanio, il rappresentante della Repubblica di Venezia. La loggia a volte è molto imponente e sopra c’è l’attuale sala del consiglio comunale. Quello che mi ha colpito (e poi mi sono documentata) è il colore dell’edificio diverso dagli altri: le colonne sono di mattoni rossi e sono rimaste così perché Palladio non fece in tempo a intonacarle. Le volte sono decorate con statue, stemmi e ricchi capitelli che celebrano la conquista veneziana. Nota di colore: durante il periodo natalizio un enorme albero illuminato troneggia nel centro della piazza e non di rado ci sono cantanti di strada.
La Basilica Palladiana è l’opera mirabile di Andrea Palladio e non è un luogo di culto: in realtà era il Palazzo della Ragione (edificio della pubblica amministrazione cittadina) e Palladio la definì così in omaggio alle basiliche della Roma antica, dove si discuteva di politica e affari. L’edificio originale è del ‘400 e nel ‘500 l’architetto vicentino lo riprogettò aggiungendo le logge in marmo bianco che rendono la basilica così riconoscibile. Oggi la struttura è adibita a spazio espositivo e ospita eventi speciali o mostre d’arte (come appunto Van Gogh).
Il Teatro Olimpico da solo vale il viaggio. Noi ci siamo arrivati percorrendo tutto il Corso Andrea Palladio in una limpida giornata di dicembre. Siamo entrati in centro dal Torrione di Porta Castello e ci siamo letteralmente tuffati fra gli edifici storici fotografando terrazzi, capitelli e giardini. La strada è costeggiata in gran parte da splendidi portici e su di essa si affacciano molti palazzi progettati da Andrea Palladio. Può essere definita il salotto buono dei vicentini ed è piena di bellissimi negozi, chiese e botteghe tradizionali.
Al termine del corso, sulla destra, si trova l’imponente Palazzo Chiericati, commissionato ad Andrea Palladio nel ‘500 dai conti Chiericati e oggi sede del museo civico, con una ricca collezione di opere da Tintoretto a Manet, da Van Dyck a Picasso. Ecco una curiosità che ho letto online: per difendere il palazzo dalle inondazioni e dai bovini che si vendevano al vicino mercato, Palladio eresse l’edificio su un podio cui si accede da una scalinata centrale.
Dalla parte opposta, si apre il giardino all’ingresso del Teatro Olimpico. Pur essendo giorni festivi, abbiamo fatto velocemente il biglietto e, verificate, perché ci sono sconti per famiglie. Il teatro è pura magia e finché non si vede è difficile immaginarlo. La sua eccezionalità sta nel fatto che è il primo teatro stabile coperto dell’epoca moderna; prima di esso, infatti, le rappresentazioni avvenivano per strada, nelle piazze o in saloni privati. Fu progettato dal Palladio ma realizzato dal figlio: si ispira agli antichi teatri romani e le gradinate sono in forma circolare sormontate da statue. Quello che è stupefacente è il palcoscenico: tutto restituisce uno straordinario effetto di profondità, dal proscenio su due ordini alle tre arcate che si aprono su nicchie, colonne e statue.
La prima rappresentazione fu nel 1585 con L’Edipo Re di Sofocle e la scenografia di Vincenzo Camozzi, che esaltò al massimo la prospettiva, non è mai stata rimossa. Andate a vedere…
Mentre passeggiate, non mancate una visita alla Cattedrale di Santa Maria Annunciata. Onestamente ne ho apprezzato più l’esterno che l’interno, ma vale la pena. Sorge su una antica chiesa paleocristiana del III secolo, è stata ricostruita più volte e la cupola è stata (ovviamente) progetta dal Palladio. Venendo via siamo entrati anche nella Chiesa di San Gaetano Thiene che si affaccia su Corso Palladio.
Beh… che rimane di un week end a Vicenza? Cibo a parte, di cui racconterò poi, resta il fascino di una città ricca architettonicamente, abituata al bello e all’arte, vivibile e pulita, piena di bei negozi ma anche di botteghe tradizionali, cui il periodo natalizio regala un fascino raccolto e la primavera, immagino, un tripudio di colori.
Qui ho raccolto una buona selezione di foto fatte in quei giorni.