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Gucci Osteria a Firenze by Massimo Bottura

Gucci Osteria, Massimo Bottura e Ana Karime Lopez Kondo sono un mix esplosivo, un viaggio fra i sapori e le immagini di un mondo vario, lontano e vicino.

Ero curiosa di provare il nuovo ristorante di Gucci presso il rinnovato spazio nel Palazzo della Mercanzia, edificio mirabile del ‘300 in Piazza della Signoria. E Karime, giovane donna under 30 di origine colombiana e chef con eterogenea esperienza alle spalle in arrivo dal Central di Lima, mi aveva incuriosito fin dal primo incontro.

Così, la scorsa settimana, complice un incontro di lavoro, la mia curiosità ha avuto soddisfazione.

Il ristorante, situato al piano terra del Gucci Garden, è esattamente come si immagina dalle foto ricorrenti online e sulle riviste. Elegante e discreto, raccolto ma vivace, colorato e fantasioso, ogni dettaglio è studiato per restituire l’immagine di un giardino colto e godibile, dove la storia della casa di moda si fonde con il rinascimento fiorentino fino alle frasi di Lorenzo Il Magnifico tratte da La Canzona de’ Sette Pianeti che adornano con lettere dorate le pareti verdi della sala.

Entriamo, ci aspettavano, ci fanno accomodare e il consiglio è per il menù degustazione. Un suggerimento: accettate! Complice un approccio economico molto competitivo, piatti dai 10 ai 30 euro, il menù è un viaggio tra i sapori più tipici della nostra terra, le influenze straniere e l’ingegno della chef. Equilibrato, pulito, mai aggressivo, il percorso si dipana in un’ora e mezzo, massimo due, con un ritmo costante, senza tempi morti, ma mai incalzante. La sala è già perfettamente rodata, nonostante la recente apertura e il personale è preparato e accogliente, con quel pizzico di familiarità che toglie qualunque ingessatura. 

E ora veniamo al dunque: cibo e porcellane. Per queste ultime un applauso: una collezione Richard Ginori che grazie a Massimo Bottura unisce classicità e indole contemporanea e un decoro variamente declinato che nasce dall’estro creativo della maison Gucci.

Il cibo: poesia.

Entrée di benvenuto: crumble con salsa di pomodoro e crema di parmigiano. Datemene altri tre e sarò già una donna soddisfatta.

A seguire: Tostada di Palamita. La tortilla messicana fritta è sottilissima e  fragrante; la palamita gustosa ma delicata. Quando arriva il piatto, il contrasto cromatico è da fotografia ed è quasi un peccato intaccare la composizione con un primo boccone.

Il gioco della Ceasar Salad in Emilia arriva inatteso e ti mette un attimo in difficoltà: con le mani o con la forchetta? I ciuffi di insalata sono interi e guarniti all’interno con parmigiano e sottili cialde di pane croccante. Sembra uno scherzo, ma così, anche io che non mangio insalata, ho giocato.

Il Taka Bun è un atto d’amore di Karime: questo panino cotto al vapore, farcito con pancia di maiale e salsa piccante, è un omaggio della chef al marito Taka Kondo, sous chef di Massimo Bottura.

E poi arrivano loro, che da soli valgono il viaggio: i Tortellini in crema di Parmigiano Reggiano. La stagionatura e la qualità del parmigiano sono tali che, già all’arrivo della portata, il solo profumo è già mangiare. Non ne ho visto avanzare neanche uno in nessun piatto…

Per finire il percorso salato, arriviamo alla Lingua con salsa verde e lattuga grigliata. La carne è un burro ed è glassata alla perfezione e la presentazione del piatto armonizza con la farfalla rossa della decorazione della porcellana.

Quando mangiate, ricordate sempre di lasciare il posto per il dolce: nella degustazione arriva il pre dessert con l’Amarena Cheesecake, un gustoso sorbetto adagiato su una mousse di formaggio delicata e, il gran finale, è il Tiramisù Roll Cake, un modo originale per riproporre un dolce classico della tradizione.

Un consiglio: non rinunciate al caffè, anche soltanto per guardare il set con cui viene servito. La tazzina è un’opera d’arte e il porta bustine richiama i cassetti di un porta gioie o di una antica merceria.

Cosa rimane di questa esperienza? Un volersi bene, accessibile ma curato in ogni dettaglio, e un omaggio ai luoghi, alle culture e alle esperienze di vita, che tutti insieme tracciano una sottile linea rossa fra Firenze, il Sud America, l’Oriente e ovunque ci sia amore per il cibo.

2 Comments

  1. Grazie molte per l’articolo. è geniale… Buon lavoro !

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