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Silvio Berlusconi in una foto d'archivio. ANSA / CLAUDIO ONORATI

Berlusconi: ADDIO

Che dire se non “Vai in pace”? Cosa vorreste dire ad un appassionato uomo politico che per amore dell’Italia è sceso in campo venti anni fa e ha lasciato la serenità del suo impero per aiutare questo popolo scellerato a governarsi? Che dire di un uomo che vessato dalla magistratura per venti anni ha tenuto duro per il supremo amore della giustizia e della libertà? Che dire a un uomo che per venti anni ha lottato contro le ingiurie e false affermazioni della stampa (comunista)?
Beh, io sento di dirgli “Vai in pace”, ce la caveremo da soli perché amiamo l’Italia, perché siamo scellerati ma vogliamo imparare a governarci, perché amiamo la giustizia al punto di volerla e amiamo la libertà al punto di rischiare il cambiamento, perché sappiamo leggere i giornali e vogliamo discernere da soli tra filo comunisti o meno.
Ho letto su un articolo: se è tutto vero (e non il solito colpo di scena della stampa “comunista” che ha frainteso), promuoviamo il 25 ottobre a festa nazionale. Un po’ esagerato, ma regge il senso. Io non sarò convinta dell’addio fino ad elezioni avvenute e nomina del nuovo Presidente della Repubblica effettuata. Vorremo mica che diventi la nostra prima carica istituzionale? Così veramente il 2 giugno anziché la parata avremo una sfilata, il 25 aprile anziché una commemorazione uno spettacolo di lap dance e nani e ballerine ad allietare la corte del Quirinale!
La notizia in sé per sé, per quanto bella, non è epocale; era ormai questione di tempo e modi, non tanto di se e magari. Il fatto è che questo può essere, se non ci lasciamo scappare l’occasione, la fine del berlusconismo, di un modo di fare politica ed intendere la cosa comune. Ed il berlusconismo non appartiene soltanto a lui ed ai membri del PdL, ma anche a tutti coloro che lo hanno votato e sostenuto nel tempo, con maggiore o minore convinzione. E’ lo spirito qualunquista o pusillanime di tutti coloro che hanno creduto di poter anteporre il proprio interesse personale al bene comune, che hanno amato un fisco distratto e pasticcione, che hanno visto migliorare le proprie entrate da una società di favori e di scambio. In senso più allargato, siamo tutti coinvolti in un meccanismo che subdolamente ci ha indotto a pensare che nulla si poteva fare e fatalmente tutto prima o poi si poteva sistemare.
Purtroppo ci stiamo rimettendo soldi, stabilità, pensioni, posti di lavoro, laureati, ma una scintilla si è accesa. Come dice una persona che conosco “La fortuna dell’Italia alla fine son sempre gli Italiani”. Italiani brava gente, che pur lasciandosi distrarre da nani e ballerine, coltivano in sé il buon senso del riscatto, della piccola imprenditoria, l’amore per il lavoro e una coscienza. E allora, anche in questa fase, nonostante tutto il degenero, il qualunquismo, il degrado, ci sono giovani che puntano sulle loro capacità, credono nel futuro (anche digitale) e si buttano in nuove imprese (cara Elsa, non tutti sono choosy). Le startup di cui il governo ha parlato solo ora sono una realtà vivace, un tessuto sociale fortemente interconnesso di persone che guardano al mondo globale e che ragionano in termini di crescita e sviluppo, oltre i concetti di destra e sinistra. Credo che Berlusconi, cui riconosco intelligenza e lungimiranza, abbia compreso che il ventennio dell’oppio è concluso, sia perché le risorse sono finite, sia perché la nuova generazione emergente è non solo più grintosa ma anche più preparata, grazie anche alle infinite possibilità di connessione e compartecipazione che il digitale consente.
Primarie del PdL? Berlusconi è uno accorto, sa che una sua investitura del successore non avrebbe più avuto né garanzia di successo né stabilità. Il partito che ha creato e gestito per venti anni, una volta privato del suo leader, si è manifestato debole, governato da leggi opportuniste e sede di lobby di potere. Le primarie potranno dare il vantaggio al leader di essere designato da una larga (???) base, sono lo strumento che oggi già il PD sta sperimentando per ridare vivacità al dibatto e focalizzare l’interesse sulla politica. Pur con tutte le esagerazioni e le lotte intestine del caso, le primarie del PD hanno costretto i candidati ad alzare il prezioso fondoschiena e a confrontarsi con gli elettori, a parlare di programmi (sia quando ci sono che quando sono fumosi) e a gestire il dissenso. Da parte nostra ci hanno reso la passione di ragionare, anche se tante persone non l’hanno mai persa, ma qui parliamo di fenomeni estesi.
Berlusconi: ADDIO. Te lo dico di cuore, perché non ci siamo meritato tutto quello che è accaduto in venti anni. Pur riconoscendo che se hai governato è perché comunque sei stato eletto, non meritavamo il pubblico ludibrio, la politica del malaffare, il totale immobilismo, una corruzione peggiore di Tangentopoli e la mancata crescita.
Abbiamo perso una generazione, ci siamo giocati venti anni di sviluppo mentre altri Paesi facevano passi da gigante, adesso direi che è il caso di rimboccarci le maniche e andare oltre.
Tutti giornali oggi titolano: Arrivederci Silvio (Huffington Post Italia), Purché siano vere (Corriere), Berlusconi, Il manifesto finale di un sovrano senza trono (Repubblica), Berlusconi “Non mi candido a premier” (Il Fatto Quotidiano), Il passo indietro di Berlusconi (La Stampa). Per tutti i titoli di oggi Il Post – Le prime pagine di oggi.

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