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9 Muse Milano

Sto tornando da Milano: si è appena concluso il 9 Muse e ne sono entusiasta.

È un evento organizzato da Veronica Benini, su Instagram @spora, con la partecipazione di alcuni sponsor fra cui Cristina Fogazzi, in arte @estetistacinica. Se non erro è stata la terza edizione e si è trattato di nove speech motivazionali di nove donne (più nove presenter) che hanno raccontato la propria esperienza di vita e professionale. Racconti che hanno fatto ridere, gioire, ironizzare e commuovere anche, tanto.

Il filo conduttore era nel pay off dell’evento: ricominciamoci. Vite che hanno avuto tracolli, successi e sfide continue, persone normali che si sono scoperte straordinarie nella loro capacità di affrontare i problemi o di perseguire i propri sogni, anche quando questo andava contro i preconcetti e i binari canonici. Persone che oggi, anche grazie ad un uso sano del digital, fanno il lavoro che amano e che magari ancora non ha neanche un job title, che hanno fatto delle loro passioni una partita IVA e che sanno che, rischiando in prima persona, si può cadere ma anche rialzarsi. Singolare come per queste donne il rischio d’impresa divenga secondario: non dico che poeticamente paghino mutuo e bollette con i like, ma che prendano questa cosa come parte integrante del pacchetto; se vuoi rischiare di vincere, devi essere disposto a rischiare di perdere. Fuori dalla zona di comfort, ovviamente.

Ero curiosa di partecipare, non tanto per ricevere una illuminazione fortunata ma per assimilare esperienze diverse dalla mia e aprire gli occhi oltre il mio orticello. Temevo un po’ l’effetto “pollaio” visto che eravamo quasi esclusivamente donne, ma ero disposta a correre il rischio.

Cosa porto a casa?

Storie di vita vera, non filtrate da giornali o trasmissioni televisive, che non cambieranno il mondo ma che hanno cambiato il loro corso.

Vite straordinarie di persone che nella quotidianità forse non incontrerei.

Emozioni forti che fanno bene a me.

Aiuto maggiore e migliore che io potrò dare a chi mi è vicino.

Un bello spettacolo.

Chi porto a casa?

Tutte quante in realtà, perché ognuna è stata unica e dirompente, ma poi ci sono persone che ti toccano più di altre perché anche tu sei differente e hai un percorso che riconosce i propri simili.

Marta Zura-Puntaroni, alias @unasnob, ha affrontato il tema della depressione, come essa sia subdolata e non compresa di solito da chi ci sta intorno.

Angela Simonelli, su Instagram come @tre_muffin_e_un_architetto, che della passione per architettura e cucina ha fatto un mestiere del tutto originale di food design. Ha deciso di mettere precisione e caparbietà in questa sua rinascita, perché nessuno può sminuirti se tu non lo consenti.

Ginny Chiara Viola, alias @unaparolabuonapertutti, che fa l’astrologa e che metaforicamente rivendica il diritto di tutti ad essere e fare ciò che ci rende liberi e felici; anche se non ha un nome di professione che la nonna vecchia e sorda potrà capire.

Marilli Amari, alias @antalicious, che all’alba dei suoi quasi 60 anni, innumerevoli traslochi e tanti lavori è l’esempio vivente che si può ricominciare sempre, anche infinite volte, quando la situazione non ci appartiene più.

Mara de Marco, alias @marademarcomua, che non so come introdurre visto che è riuscita a commuovermi tanto. Tecnicamente è una make up artist di alto livello e professionalità che ha anche una academy dove forma le persone che poi collaborano con lei nella società che ha creato insieme ad un socio. Fin qua, sperando di non aver omesso/errato niente, direi una storia di successo raccontata con ottima dialettica e spontaneità. In realtà quel che colpisce di lei è la partecipazione emotiva strabordante che ti arriva addosso come un uragano, sono le esperienze di vita che l’hanno portata fin là e la concretezza con cui ti comunica che la vita può piegarti ma non spezzarti se non vuoi. Certo si può pensare: “facile a dirsi”, ma lei è là a raccontarti che si può fare, anche se facile non è.

Silvia Bisconti, alias @raptusansrose, che entra sul palco come fosse una dama di altri tempi. E forse lo è, non tanto per l’abbigliamento ma per i valori che non solo racconta ma mette in pratica tutti i giorni. La ribellione contro gli stereotipi del mondo fashion, la ricerca dell’alta qualità e del giusto compenso, ne fanno una stilista che mira a esaltare la bellezza di ciascuna donna, nella sua individualità.

Francesca Crescentini, alias @tegamini, che con la sua pacatezza e semplicità invita a lasciar andare cosa gli altri si aspettano da noi e cercare cosa noi ci aspettiamo da noi; senza stravolgimenti, con analisi e calma. Traduce libri, parla di libri e ama scrivere. E sul palco è spontanea.

Con la nona musa ho proprio pianto. Certo, dissimulavo. E mi asciugavo con la punta di un fazzolettino per non annerirmi di trucco tutta la faccia. La nona musa è Silvia Redigolo. Non la conoscete, come me, credo. È responsabile della gestione donatori e ufficio stampa della Onlus Pangea, che si occupa di lottare per i diritti umani delle donne nel mondo. Silvia soffre di alopecia da quando è piccola, ma non porta la parrucca. La sua non è una lotta perché nessuna la porti, ma è una lotta per affermare il diritto di essere se stessi solo per se stessi e tante cose insieme: non solo una bella chioma o un bel culo, ma un bel sorriso, un bel progetto, una bella persona. Il lavoro in Pangea è la sua vita perché le consente di aiutare tante donne con storie diverse ricordando che la vita può essere molto generosa cambiando il punto di vista. Sicuramente quel che scrivo è quanto è arrivato a me: seguitela per conoscerla meglio. Vi lascio la foto di lei con Layla: è la responsabile di Pangea a Kabul e grande amica di Silvia.

E poi vabbè… lo speech dell’Estetista Cinica e la chiusura della Spora. Iniziamo col ricordare che sono maestre della comunicazione digitale, pur con stili diversi. Era ovvio che avrebbero strappato la lacrima finale e il fiume di applausi, ma sinceramente se li sono meritati. Loro vivono cosa professano, perché non dovrebbero esserne convinte? Mi è piaciuto il low profile della Cinica: non serve essere supereroi per fare cose eccezionali, ma sapere dove si vuole andare e avere la perseveranza per arrivarci. E la Spora: magari non sappiamo ancora dove vogliamo andare, ma sapere che vogliamo cercare è già un buon inizio. Immagino che i loro speech saranno caricati online: guardateli, non per diventare adepti di qualche oscura setta, ma per sentirvi dire quello che magari avete già in testa ma non ascoltate oppure non mettete in ordine. Oppure solo per complimentarvi con voi stessi per il percorso fatto.

Ci sarà un altro 9 Muse, per questo ho scritto. Perché chi non lo conosce ancora, abbia voglia di partecipare.

Questo post non è pieno di foto, è fitto di parole e alla SEO di Google piacerà pochissimo. Ma sono una blogger piccolina e posso permettermelo, non mi farà danno. Se anche nessuno lo leggerà, io saprò di averlo vissuto.

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