Disabilità in mobilità
Questo post sarà breve, perché è solo una riflessione che quest’oggi mi si è imposta alla mente mentre prendevo il treno per venire a Roma.
Ore 13,40, in attesa al binario 11 della stazione di Firenze per prendere la Frecciargento che mi avrebbe portato nella capitale. Arriva un signore sulla sedia a rotelle, non è solo, è accompagnato da un amico e dietro ci sono due addetti delle Ferrovie con il carrello elevatore che lo aiuteranno a salire a bordo.
Arriva finalmente il pendolino (leggermente in ritardo, ma poi ha recuperato alla grande!) e scendono tutti i passeggeri della carrozza 7… tantissimi con tantissimi bagagli, oserei dire una migrazione. E noi passeggeri tutti assembrati davanti alla porta in attesa di salire. Il signore in carrozzina non si muove.
Uno dei due addetti FS sale sul treno dall’altra carrozza e verifica che il corridoio sia libero. Tutti seguiamo la scena dondolando le teste da destra a sinistra e viceversa. Il signore in carrozzina ancora immobile non segue la scena, la conosce bene.
Al via libera la carrozzina viene fatta salire sul carrello e tirata dentro la carrozza. Tutti assembrati, osserviamo in silenzio e nessuno osa dare segni di impazienza.
Fortunatamente il signore in carrozzina ha difficoltà motorie, ma non è paraplegico; si alza ed appoggiandosi all’amico arriva al primo seggiolino utile. L’addetto delle FS segnala al controllore il cambiamento di posto.
Restiamo tutti assembrati, in silenzio, per qualche altro attimo e poi ad un cenno dei due addetti ci avviciniamo per salire: tutti ordinati, tutti con calma, tutti gentili gli uni con gli altri “Prego, passi pure…”, “Prego, ha bisogno di una mano con la valigia?…”
La verità? Abbiamo avuto paura, una codarda, subdola, egoistica paura… di come ci saremmo sentiti se fossimo stati al posto del signore silenzioso. Si fa tanto parlare di sostegno, di aiuto, di coraggio (che sono argomenti che condivido completamente), ma gli occhi di chi guarda il mondo stando obbligatoriamente seduto sono stanchi, hanno imparato la pazienza per forza ed il silenzio per autodifesa, in un mondo dove anche prendere un banale treno è un’avventura.
Un grazie agli addetti FS che sono stati meravigliosi.